Il carcinoma vescicale infiltrante non raramente è conseguenza di un fallimento sia della prevenzione (vizio del fumo, esposizione senza protezione a inquinanti) che della diagnosi precoce (assenza di controlli, ritardo nell’esecuzione di indagini) e comporta per lo più
l’asportazione radicale della vescica (cistectomia).
Quando l’atto chirurgico, oltre alla cistectomia, prevede anche la derivazione dell’urina all’esterno mediante 1 o 2 sacchetti posti sull’addome, allora si rischia di “restituire” alla vita, alla società e ai propri cari, un paziente con grave sindrome depressiva, sia per la malattia oncologica in sé che per i segni permanenti degli esiti chirurgici, poiché nel tentativo di guarigione si è comunque causata una violazione irreversibile dell’immagine corporea con conseguente senso di vergogna, isolamento e crollo dell’autostima.
Ecco perché è importante “..decidere l’opzione migliore per il soggetto che abbiamo di fronte, tenendo in considerazione non soltanto la patologia neoplastica che è insorta, ma affrontando il problema, come si dice oggi, in modo olistico, globale “ (1)
La ricostruzione vescicale, dopo asportazione dell’organo malato (cistectomia), è una risposta Articolo
all’attenzione della qualità di vita del paziente (sia maschio che femmina), che spesso chiede di poter continuare a urinare per le vie naturali a qualsiasi età e in qualsiasi stadio tumorale si trovi.
Certamente noi Urologi non possiamo essere garantisti a oltranza di una terapia sempre ricostruttiva, tuttavia oggi, rispetto agli anni passati, il miglioramento delle tecniche chirurgiche e il percorso multidisciplinare peri-operatorio, che attenua lo stress chirurgico e consente una più rapida ripresa del paziente, entrambi permettono di offrire una terapia ricostruttiva vescicale a una maggiore platea di pazienti.
Superato il “tabù” dei 70 anni, oggi con l’avanzamento della vita media, anche tra i 70 e gli 80 anni, si può eseguire una terapia ricostruttiva se il/la paziente lo desiderano e se non sono presenti concomitanti patologie generali di rilievo (diabete grave, importanti disordini metabolici, Insufficienza renale severa, gravi disturbi cardiocircolatori) o locali (conformazione anatomica, pregressi interventi, patologie intestinali, necessità di terapie adiuvanti).
Alla fine degli anni 90, durante l’attività presso la Clinica Urologica dell’Ospedale San Luigi, ho ideato una tecnica di ricostruzione vescicale denominata “Vescica a Y”, che consente di urinare per le vie naturali senza sacchetti esterni di raccolta; da allora questa tecnica è stata adottata con successo in numerosi ambiti urologici, sia per la semplicità di esecuzione (anche in interventi in laparoscopia o laparo-robotizzati) che per la bassa incidenza di complicanze.
La ricostruzione vescicale a Y ( Neo-Vescica a Y), presentata in numerosi Congressi, Master e Riviste scientifiche internazionali (2,3) può anche essere adattata a tecniche di conservazione della capsula prostatica per migliorarne la continenza urinaria
(Vescica a Y con ileocapsuloplastica) (4)
In conclusione, una ricostruzione vescicale dopo cistectomia, è una tecnica che può indubbiamente aiutare a sopportare il dramma terapeutico della cistectomia, minimizzandone il disagio psichico, ma deve anche essere presa in considerazione di fronte alla volontà decisa di un paziente anche in condizioni di ridotta aspettativa di vita.
Riferimenti bibliografici:
(1) Introduzione al quaderno monografico di aggiornamento :
La fragilità nel paziente oncologico nel distretto Testa-Collo.
M. Magnano, Direttore della SC di ORL dell’ASL TO 3)
(2). Y Neobladder, Urology, April 2004
M. Bellina e coll.
(3) La Vescica a Y; Master Annuale Nazionale (2005-2010)
M. Bellina, Clinica Urologica II, Ospedale Molinette To
(4). Vescica a Y con ileocapsuloplastica
M. Bellina, Congresso Nazionale S.I.Ur.O., 2005